Torniamo dal rientro dopo le feste natalizie con un’altra lezione del venerdì della storia, stavolta una bella lezione corposa, perchè parleremo, finalmente, di Niepce e della prima fotografia.
Niecephore Niepce era uno scienziato di Chalon-sur-Saone, nella Francia centrale. Nelle lettere inviate al fratello che si trovava a Londra, Niepce descrive i suoi esperimenti sulle immagini fotografiche già dal 1816 (anche se, come vedremo, il primo risultato che conserviamo ancora oggi è di 10 anni dopo). Nel 1816 descrive precisamente e dettagliatamente un negativo, preso dalla finestra di casa sua. Niepce però non riesce a stampare i negativi, invertendo quindi i colori, e continua i suoi esperimenti nella direzione opposta: cerca infatti una sostanza che decolori, anzichè diventare scura per azione della luce.
Intorno al 1827 Niepce scopri di poter utilizzare un asfalto, chiamato “bitume di Giudea”, che era solubile nell’olio di lavanda, ma solamente se non esposto alla luce: alla luce si induriva, diventando insolubile. Iniziò ponendo a contatto con la sostanza delle incisioni: il disegno nero dell’incisione tratteneva la luce, lasciando la sostanza morbida, mentre il resto veniva esposto alla luce e quindi induriva. Lavando poi la lastra, ciò che non era stato esposto veniva rimosso, rivelando l’immagine a contatto.
L’esperimento di Niepce portò un contributo fondamentale alla nascita della fotografia, poichè implicava un principio fondamentale per tutte le tecniche future: la diversa misura di indurimento di una sostanza effettuata ad opera della luce.
Dato il successo del’esperimento, Niepce lo utilizzò per cercare di fermare l’immagine della camera obscura: l’unico risultato pervenuto fino a noi, ed ancora oggi considerata la prima vera fotografia, è la veduta presa dalla sua finestra delal casa di Le Gras, nel villaggio di Saint Loup de Varenne.
L’esposizione della lastra durò 8 ore, il che ha determinato una luce falsata sull’immagine a causa del movimento del sole; è ovviamente capovolta su entrambi gli assi, come qualsiasi disegno preso dalla camera obscura. La lastra, inoltre, non è datata, ma le testimonianze e le lettere dello stesso Niepce ne hanno permesso la datazione al 1827. La lastra è oggi conservata all’università del Texas negli Stati Uniti.
Un’altra immagine presa con lo stesso procedimento, molto meglio riuscita, della quale non c’è datazione (ma si ipotizza la data del 1829). La lastra di vetro di questa immagine, regalata alla Societè Francaise de Photographie dalla famiglia di Niepce nel 1890, è scomparsa misteriosamente poco dopo essere stata acquisita nella collezione, e ce ne rimane solamente una riproduzione grossolana (l’immagine qui sopra) pubblicata a suo tempo nella rivista della società stessa.
Niepce ne realizzò molte altre, le chiamò ELIOGRAFIE e le portò con sè a Londra, dal fratello Claude, per mostrarle. Qui incontrò un pittore, che stava conducendo esperimenti molto simili ai suoi: Jacques-Louis Mandè Daguerre…
il resto alla prossima lezione!!!
GLOSSARIO: (termini fotografici da imparare)
ESPOSIZIONE: in fotografia, indica il tempo durante la quale la sostanza sensibile viene posta all’azione della luce.
L’esperimento di oggi, in breve:
Niecephore Niepce – 1827 – Bitume di Giudea + Olio di Lavanda + Vetro
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