I Venerdì della Storia: un viaggio nella storia della fotografia, fra le scoperte e gli autori, per comprendere fino in fondo dove e quando è nato questo straordinario strumento di racconto della nostra realtà. La precedente lezione: Talbot.

Qualche anno prima del 1839, mentre i due procedimenti di Talbot e Daguerre erano tenuti sotto segreto, l’astronomo e scienziato John Frederick William Herschel risolveva il problema della labilità delle immagini prodotte per conto suo.

Hershel fotografato da Cameron
Hershel fotografato nel 1867 da Julia Margaret Cameron

Nel 1819, quindi 20 anni prima dell’uscita dei due esperimenti più famosi, Hershel aveva osservato che l’iposolfito di sodio scioglieva i sali d’argento: applicò questo metodo sulla carta, esattamente come Talbot, sensibilizzandola con i sali d’argento, esponendola e utilizzando in seguito l’iposolfito per bloccare l’azione della luce sui sali.

Talbot successivamente alla divulgazione del suo procedimento andò a trovare Hershel, il quale lo informò sulla sua tecnica di fissaggio dell’immagine: Talbot l’adottò subito, e  con il consenso dello scienziato, descrisse e pubblicò il procedimento. Anche Daguerre adottò immediatamente questo procedimento, così come quasi tutti i procedimenti fotografici successivi, che poggiano sulla scoperta di Hershel.

Lo scienziato inglese fu anche il primo a proporre l’utilizzo dei termini “fotografia”, “positivo” e “negativo”, entrando di diritto nella Storia.

Hershel calotipo
Calotipo del 1842 di Hershel. Veduta del cratere lunare Copernico.

 

Furono introdotte molte varianti alla tecnica di Talbot: una delle più interessanti è quella ideata dallo scozzese Mungo Ponton: invece che utilizzare l’argento sensibilizzò la carta con il bicromato di potassio, una soluzione decisamente più economica, solubile in acqua solo se non ancora esposta alla luce, ottenendo delle sciadografie a contatto arancioni su fondo marrone. Dopo l’esposizione, era sufficiente lavare via la parte ancora solubile.

Mungo_Ponton
Ritratto di Mungo Ponton, circa 1870.

 

L’utilizzo del bicromato di potassio e, soprattutto, lo studio di Ponton sulla diversa solubilità della sostanza a seconda dell’azione della luce fu fondamentale per lo sviluppo del processo della fotoincisione e per la produzione successiva delle lastre fotochimiche, concedendo allo scozzese un posto nella Storia.

L’esperimento di oggi in breve

1) Sir J.F. William Hershel – 1819 – Carta + sali d’argento – sviluppo e fissaggio con Iposolfito di sodio

2) Mungo Ponton – data sconosciuta, intorno al 1840 – bicromato di potassio e acqua

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