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Questo post parla dell’importanza della fotografia. E di una fotografia sbagliata.

Parla di un autoscatto in una afosa giornata di Giugno, forse Luglio di tanti anni fa, di una irriducibile Nikon a pellicola color champagne, di quattro amiche che decidono di trascorrere il pomeriggio in piscina e di scattarsi una foto ricordo.

“facciamo l’autoscatto”
“mettila sullo zaino, ci sta”
“aspetta, deve stare un pò più in alto”
“mettici sotto l’asciugamano ripiegato”

“fatemi posto sennò non ci entro”
“vediamo se parte”
“parte o no?”
“è partita, corri!!!!”

dopo l’abbiamo rifatta, e l’abbiamo rifatta giusta. Ma quella giusta, sinceramente, non so neanche dove sia. Quella “giusta” è normale, banale, in posa, come milioni di altre foto.

Quella sbagliata è un’immagine che parla da sola. Che racconta tutte e quattro, racconta un’amicizia, racconta un pomeriggio e una vita intera. è così che quella sbagliata diventa quella giusta, è così che la fotografia diventa importante. Perchè ci fa tacere quando la guardiamo, ci fa ricordare con le lacrime agli occhi eventi che non torneranno mai più, momenti impressi nella nostra mente e indelebili sulla carta.

Ringrazio che quel giorno avessi con me la Nikon a pellicola. Ringrazio la mia testardaggine nel continuare ad usare la pellicola, invece del digitale, finchè mi è stato possibile. Perchè probabilmente, nella foga del momento, se avessi avuto il digitale la fotografia sbagliata l’avrei cancellata, per rifarne una giusta. E questa foto non sarebbe mai esistita.

Ancora oggi, memore di questa immagine e della sorpresa avuta nel vederla tra le stampe del rullino, io non cancello mai nessuna fotografia, anche se mi sembra sbagliata. Perchè  quella sbagliata potrebbe diventare quella giusta, a distanza di anni.

E soprattutto, mi fa rendere conto che la fotografia è emozione allo stato puro, che giusto o sbagliato è un concetto che non vale, in questo caso. Tutto ciò che conta è l’emozione che riesce a suscitarti.

 

Baci baci

Silvia

 

 

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